Non è una leggenda, ma una storia di vita vera. Quella di un eremita che nel 1997 ha lasciato moglie, figli e città per vivere in cima al Monte Gallo.
IL GUARDIANO DEL MARE
Lui è il guardiano del Semaforo di Capo Gallo, conserva il suo ruolo ormai da 25 anni, e il suo nome è Isravele. In un’intervista di qualche anno fa si raccontò a Balarm. Il suo vero nome è Nino, non usa mezzi, viaggia a piedi e trasporta sulle sue spalle tutti i materiali utili per poter tenere in piedi il vecchio edificio borbonico in rovina che Isravele ha anche arricchito con delle opere artistiche. Occhio, non un faro, ma un Semaforo: una postazione di vedetta che da lì permette di vedere l’intera costa da Cefalù a San Vito Lo Capo. Prende il nome di Semaforo perché al tempo della Reala Marina Borbonica trasmetteva indicazioni ai vascelli di passaggio, insomma regolava il traffico marittimo.
LA VITA IN UN MOSAICO 
Isravele ha superato la giovinezza da un po’, lo suggerisce la sua barba bianca ed è felice. Vive senza luce elettrica e con una radio a batterie. Lavora ogni giorno ad opere di canalizzazione e raccolta delle acque che ha realizzato per conservare l’acqua piovana, coltiva ortaggi e cura i sentieri fino agli splendidi mosaici di vetro e ceramica che ricoprono interamente i muri, i tetti e le finestre del Semaforo. In effetti, non solo vetro e ceramica, ma anche conchiglie e pezzi di terracotta che disegnano motivi floreali, cuori, simboli religiosi, giganteschi mandala.
LA VISIONE PER ELEVARSI
Una visione lo ha portato fin qui. Il suo sogno è rendere questo luogo un tempio di preghiera aperto a tutti. Al geologo e ricercatore Andrea Di Piazza, ha confidato: “Un giorno Dio mi apparve in sogno, indicandomi un luogo preciso dove creare un Santuario per salvare le anime. Questo luogo è qui”. Di Piazza descrive il luogo come un chiaro esempio di “outsider art” frutto dell’ispirazione dell’universo spirituale di Isravele che è disponibile con tutti, ma che sa fare selezione fra chi arriva in cima solo per fare una fotografia a qualcosa di insolito e chi invece, vuole andare oltre, comprendere e ascoltare il senso che c’è dietro.
IL RISPETTO PER L’ARTE GREZZA
E accade molto spesso, visto che le voci girano e la gente inizia a volerne sapere di più. Inizia a farsi strada fra i sentieri per andare a conoscerlo, attraversando proprio quella che lui stesso ha ribattezzato come una via santa e cioè un sentiero di quasi due chilometri tra mosaici e altri simboli religiosi, quasi fosse un percorso iniziatico per chi vuole ascendere spiritualmente. Leggete al contrario il nome Isravele (elevarsi ndr.). Alcuni studiosi identificano la sua come “Arte grezza”, cioè quella realizzata da non professionisti e al di fuori da ogni convenzione. Come avete ben capito, Isravele è un uomo molto gentile e disponibile. Potete incontrarlo, ma siate rispettosi del luogo e della sua anima. E semmai doveste davvero incrociarlo, portate con voi un piccolo dono per lui. Lo renderete felice.