Pasta con i tenerumi

Dai fenici ad oggi. La pasta con i tenerumi e la sua storia che racconta di come i siciliani abbiano sempre fatto di necessità virtù.

La pasta con i tenerumi o meglio ‘A pasta ccu tinnirumi. Un piatto povero, la pasta del popolo siciliano, un must dell’estate che cuce il nostro presente alle tradizioni della nonna fino a sprofondare indietro di secoli e secoli. La nostra indagine è nata oggi, quando lo chef del Saracen Sands Hotel Pino Farina si è presentato in cucina con zucchine, foglie verdi e tanta creativa.

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI TENERUMIpasta con i tenerumi

Iniziamo col dire che per tenerumi intendiamo proprio le foglie di una zucchina particolare, quella lunga, stretta e molto tenera detta cucuzza luonga o zucca serpente. Queste zucchine sono il frutto di una pianta rampicante e le sue foglie vellutate sono proprio le protagoniste del piatto di oggi.

TUTTA ACQUA

Già alla vista è un mix di colori, fra il verde pallido della zucchina e quello acceso e scuro dei tenerumi. Va raccolta non troppo lunga, quando è ancora giovane e tenera, prima che il suo interno si riempia di semi. Parliamo di un ingrediente ricco di acqua (fino al 90%), quasi privo di grassi. Proprio la pasta con i tenerumi – dicono le nonne – “rinfresca o sciacqua”: questo per le sue qualità rinfrescanti e diuretiche. Anche se si mangia molto calda e in pieno periodo estivo.

DAI FENICI AGLI INDIANIPasta con i tenerumi

A quanto pare la coltivavano anche i Fenici, questa zucchina veniva usata anche in India e in Africa per la realizzazione di strumenti musicali. Mentre per i siciliani è sempre stata parte della tradizione della cucina di casa, quella povera che voleva recuperare ogni parte della pianta e renderla commestibile. E se vendevi le zucchine per vivere, alla fine ti restavano solo le foglie. Di necessità virtù, come si dice.

LA RICETTA E LE VARIANTI

E proprio con le foglie si prepara un’ottima minestra, a cui si aggiunge anche del pomodoro a picchi pacchi e degli spaghetti (rigorosamente spezzati). Un piatto che si ama o che si odia, ma che è un passaggio necessario per comprendere fino in fondo la cucina siciliana. La ricetta originale prevede che questa minestra vada insaporita con tocchetti di caciocavallo, ma nel tempo sono spuntate molte varianti anche molto audaci: dalla versione asciutta, senza brodo, a quella con le cozze.

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